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La Storia

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The History of the Survivors - Chapter 3 - Il viaggio di Duncan. -continuo-

Jalavier apprende con preoccupazione le notizie che gli dà il comandante della guarnigione di Castle Crag : Duncan è rimasto solo una notte, ha fatto rifornimento di provviste e pelli, ha chiesto qual’era la strada più breve per arrivare ai villaggi ai piedi del monte Fiolnar e dopo aver passato la notte lì, al mattino presto è ripartito, come se avesse molta fretta. “Non c’è stato nulla da fare”- dice il vecchio comandante-“non ha neanche ascoltato, quando gli ho detto che quella zona è molto pericolosa, perché vi vivono molti giganti e altre creature malvagie”.

Necessitando di un poco di riposo, anche se molto preoccupato per l’amico, Jalavier decide di continuare l’inseguimento la mattina seguente, il 13 di Nightal.
Dopo aver proseguito sulla strada principale, il guerriero nota le impronte lasciate da Duncan, quando il chierico la aveva abbandonata per dirigersi ad est, e le segue con decisione. Arrivato allo stesso villaggio, visitato dall’amico, appena apprende la direzione che ha preso, senza riposarsi un minuto, si inoltre nel bosco sui passi del chierico.

Sempre più incuriositi, gli stessi occhi che avevano osservato Duncan, notano anche il passo deciso di Jalavier che, preso da un brutto presentimento, allunga la falcata.

Dopo 3 giorni di marcia su di un terreno sempre più impervio, Duncan finalmente giunge, senza alcun incontro spiacevole, in un piccolo altopiano, dove a circa un chilometro e mezzo di distanza si nota un’apertura a forma di mezzaluna in una parete rocciosa: l’entrata della caverna di Jhento.

Aumentando l’andatura, Duncan raggiunge l’ingresso in pochi minuti e la sua mente viaggia al momento in cui tornerà ad essere in perfetta comunione con Torm; ma è troppo tardi quando si accorge che qualcosa non va: il terreno vicino all’apertura, infatti è pieno di grosse impronte e dalla caverna arriva un pesante fetore di carne marcia, ma nel momento in cui Duncan decide di valutare meglio la situazione in cui si è cacciato, un sibilo e un fulmineo dolore lo coglie alla spalla. Una grossa freccia lo ha centrato, il dolore è insopportabile ed è mentre sta per svenire, a causa dello sfinimento fisico e del danno subito, che vede quanto è stato ingenuo e cieco nel suo agire: due grossi giganti delle montagne e un ogre con in mano un rudimentale arco, si stanno dirigendo verso di lui con un grugnito di rabbia sul volto.

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