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The History of the Survivors - Chapter 6 - Caccia al ladro

Colpito dalla storia e dalla personalità di Sir Norman Riningham, l’uomo, noto col nome di “risarcitore”, decide di aiutarlo a rintracciare l’autore del furto delle sue armi. Il guerriero non gli ha, infatti, promesso nessun pagamento per il suo lavoro, perché non possiede nè oro né oggetti magici adeguati: gli ha promesso, però, di ripagarlo con la propria lealtà e, una volta guarito, con la maestria nell’uso della propria spada.

Il cacciatore di taglie non ha dubitato nemmeno per un secondo sulla veridicità di queste promesse, mentre Norman, fissandolo con occhi infossati, le pronunciava.
“Deve essere un temibile avversario” -rifletteva tra sé e sè, mentre silenzioso e quasi invisibile, si incamminava dopo alcuni minuti, verso una locanda in cui sperava di ottenere le prime informazioni- “soprattutto dopo che avrà recuperato la tempra fisica adatta a roteare la possente spada a due mani che mi ha descritto col nome di Belarius…” .

Arrivato di fronte alla “Murdered Manticore”, dopo aver vestito i panni di un sacerdote di Torm, grazie alle vesti ottenute al tempio, il “risarcitore” entra all’interno di una delle locande più “informate” di tutta Arabel. Qui dopo aver abilmente conferito col locandiere, promettendogli una visita dell’alto chierico Toromil, per benedire lui e la taverna, viene a sapere alcune informazioni. La notizia del furto al tempio è cosa nota in quasi tutte le locande della città; alcuni sostengono che sia opera di un professionista giunto dal nord, uscito poi velocemente da Arabel grazie all’aiuto della magia. Altri (tra cui il locandiere stesso) ritengono che sia stato un lavoro svolto su commissione, come comunemente accade, in cui un ladro che conosce bene la città viene pagato da forestieri per rubare qualcosa di preciso.

L’oste conclude il suo discorso (ben sapendo di aver fornito informazioni di ben poca utilità per un semplice chierico) ricordando che, come molti sanno (ma non lui…), in Arabel non sono molti i ladri capaci di effettuare un simile furto. Ma, se un chierico a questo punto non avrebbe saputo dove iniziare a cercare questi ladri, il “risarcitore”, invece, era già in cammino, dopo aver cambiato travestimento in un vicolo buio, per andare a far visita a Rewkil, uno dei 3 uomini che riteneva in grado di aver compiuto tale azione.

Arrivato nella zona più povera di Arabel, nelle sembianze di un povero accattone semi-gobbo, l’abile cacciatore di taglie si fermava a sedere sulla fredda strada per chiedere l’elemosina ai passanti, proprio di fronte alla squallida palazzina che sapeva essere l’alloggio di Rewkil, un abile e pericolo ladro, con il quale aveva avuto a che fare diversi anni prima, per ottenere delle informazioni sul furto di alcune pergamene magiche appartenenti ad Asgetrion (uno dei più importanti studiosi di mostri di tutto il Cormyr).

Resosi conto dell’assenza del “suo uomo”, il “risarcitore” allora si metteva maggiormente comodo, durante l’attesa: dopotutto, la pazienza era una delle sue virtù migliori.

Intanto al tempio, Norman continuava a ritmo sempre più incessante il suo allenamento: non avendo, però, più bisogno di restare a letto anche durante la giornata, il guerriero intervallava ciascuna seduta di allenamento con brevi escursioni in città. Il suo scopo era quello di trovare un armaiolo che gli vendesse una spada a due mani di buona fattura, ad un prezzo conveniente. Da lì a poco, infatti, aveva l’intenzione di ricominciare ad allenarsi anche con la spada.
La sua vigoria fisica, comunque aumentava di pari passo alla determinazione messa in ogni duro allenamento. Ora i muscoli cominciavano a rispondere e la fatica veniva tollerata in modo migliore rispetto a prima. Anche l’appetito era aumentato e Norman consumava ogni giorno il doppio delle razioni consumate normalmente dai chierici del tempio.

Dopo alcune ore di attesa, a notte inoltrata, Rewkil stava rientrando a casa assonnato e con la mente annebbiata dalla recente sbornia: non temeva pericoli, infatti era ben conosciuto nella zona e nessuno avrebbe osato attaccarlo, conoscendo la sua pericolosità. Questa notte, però, si sbagliava di grosso.
Silenzioso e invisibile come un ombra, il cacciatore di taglie lo seguì fino all’ingresso della squallida abitazione e, dopo aver atteso l’apertura della porta, con un rapido movimento spinse all’interno il terrorizzato ladro, che finì lungo disteso sul pavimento. Intanto, il risarcitore era sgattaiolato all’interno e aveva già chiuso la porta alle proprie spalle.

Rialzatosi con un pugnale in mano, Rewkil impallidì quando riconobbe l’uomo mascherato. Il risarcitore intanto, apparentemente senza armi, lo stava tenendo sotto tiro con una piccola balestra situata all’interno dell’ampia manica sotto al mantello.
“Cosa vuoi da me, uomo mascherato?” - pronunciò con disprezzo Rewkil.
“Chi ha rubato le armi dal tempio di Torm?” - rispose senza timore il risarcitore.
“E io cosa vuoi che ne sappia, vallo a chiedere a qualcun altro, figlio di cagna...” - non riuscì a finire la frase, infatti un tiro preciso della balestra lo colpì al polso facendogli perdere la presa sull’arma. In un attimo Rewkil si trovò con un magnifico pugnale intarsiato puntato alla gola.
“Chi ha rubato le armi al tempio?” - ripetè in tono calmo e freddo il cacciatore di taglie - “sei stato tu, oppure è opera di Josh, o di Trevor, o di un altro ancora…?”.
“Se mi menti ti ritrovo e ti uccido” - concluse con semplicità.
Sicuro della veridicità delle parole dell’uomo che aveva di fronte e conoscendolo per fama, Rewkil decise di collaborare almeno in parte. “Josh è morto” - sentenziò con rabbia mista a paura - “lo hanno trovato una settimana fa a nord, appena fuori le mura della città, con la testa staccata dal collo…” - e dopo un attimo di pausa - “Non sono stato io a rubare al tempio, è stato Trevor. Quel bastardo, infatti, non si fa più vedere in giro dal giorno del furto. Forse i mandanti lo hanno pagato talmente bene, che ha deciso di ritirarsi…”.
“Oppure l’hanno ucciso…” - pensò ad alta voce il risarcitore.
“Dove posso trovare Trevor, qual è il suo nascondiglio attuale?” .
“Ultimamente affittava una camera allo Smooky Skull, una delle taverne più squallide e malfamate di tutta Arabel, ma può darsi che abbia cambiato posto, d’altronde anche lì non aveva molti amici…” - concluse Rewkil.

Dopo aver lasciato la lurida casa del ladro (e dopo aver ricevuto le solite minacce di futura vendetta), il cacciatore di taglie rimuginando sull’attendibilità delle informazioni ottenute, decise di trovarsi una locanda in cui andare a dormire per poi preparare un piano d’azione per il giorno successivo.

Giunto il mattino successivo allo Smooky Skull, con i propri vestiti, ma con un folta barba finta di color nero carbone, il risarcitore viene però a sapere che l’uomo che sta cercando non alloggia più lì da qualche giorno. L’oste, dopo aver ricevuto un paio di monete d’argento, gli confida di aver visto Trevor molto cambiato nell’ultima settimana prima di abbandonare la taverna:”una sera era arrivato e aveva offerto da bere a tutti gli avventori” - gli sussurrò all’orecchio il vecchio locandiere - “pagandomi subito con dell’oro!! Ma i giorni successivi stava sempre nella sua stanza e quando usciva aveva sempre il mantello avvolto addosso e il cappuccio calato sul viso. Era intrattabile e rifiutava anche le attenzioni di qualche prostituta che di tanto in tanto frequenta la taverna. Poi due giorni fa mi ha pagato la camera e se ne è andato senza proferire parola…”.
Turbato dalle parole dell’uomo, il cacciatore di taglie decise di perlustrare la camera in cui alloggiava Trevor e la affittò per quella notte.
Salito al secondo piano del lurido edificio, il risarcitore, individuata la stanza, vi si chiuse dentro e iniziò ad esaminarla palmo a palmo.

Nello stesso momento Norman stava girovagando nel grande mercato che una volta al mese riempiva le strade principali di Arabel. Il guerriero era particolarmente stanco, a causa del duro allenamento a cui si stava sottoponendo, ma era felice. Si sentiva, infatti, ogni giorno più forte e i muscoli stavano pian piano tornando tonici e allenati. Inebriato dai profumi che gli giungevano alle narici e compiaciuto dalle forme provocanti di alcune signorine che offrivano le loro grazie ai ricchi passanti, Norman svoltato un angolo vide, a pochi metri di distanza, un vecchio carro con la scritta:
“Jestra: armi di buona fattura a prezzi stracciati”.
Attirato soprattutto dall’ultima parte della frase, Norman incuriosito decise di entrare nel carro-negozio.
Stupito dal fatto che l’interno sembrava essere molto più spazioso rispetto alle dimensioni esterne, Norman osservò la miriade di armi di ogni tipo e dimensioni accatastate ordinatamente e per scomparti. Egli, però, posò immediatamente l’attenzione su una spada a due mani appesa a due ganci a qualche metro di distanza rispetto a lui: costituita da tre lame, quella centrale massiccia e affilatissima e due affiancate alla base, più corte e strette, l’arma aveva un aspetto devastante. Avvicinandosi a passo lento e continuando a fissarla, il guerriero potè notare altri particolari. Alcuni simboli erano incisi sulle due lame ai lati e il manico era costruito in ambra e acciaio con un grosso diamante azzurrognolo posizionato al centro dell’elsa.
“Bella spada, vero guerriero?” - gli giunse una voce alle sue spalle. Giratosi, si trovò di fronte ad una donna all’incirca di mezz’età, che lo stava fissando con un ampio sorriso sul volto abbronzato. Farfugliando qualcosa per giustificare la figuraccia, Norman tornò poi a fissare l’arma e toccandone il filo si rese conto di quanto fosse tagliente e ben tenuta.
“Un’arma straordinaria…” - sussurrò Norman, continuando ad accarezzare la lama - “E’ di fattura elfica?” - chiese poi voltandosi verso la donna.
“No, guerriero” - gli rispose - “è una spada forgiata dall’uomo, tanto, tanto tempo fa…Non sono però mai riuscita a venderla. Pochi sono riusciti anche solo ad impugnarla, è molto pesante e in più mi occupa moltissimo posto all’interno del carro. Ma, perché non provi ad impugnarla?”.
“Tanto non potrei mai permettermela” - concluse con un sospiro Norman - “io possiedo solo una cinquantina di monete d’argento e con questa somma non ci compro neanche una spada lunga di buona fattura!”.
“Prova ad impugnarla!” - ribadì la donna. Spinto dal desiderio di stringere di nuovo in mano la sua arma preferita, Norman acconsentì. Contraendo i muscoli delle spalle e delle braccia la sollevò dai ganci, ma con estrema sorpresa, non fece assolutamente fatica, gli sembrava che quella spada enorme pesasse solo qualche chilo. Con facilità quindi la impugnò nel manico con entrambe le mani e non la sollevò molto, solo per paura di tagliare la tela che copriva il tetto del carro. Era perfettamente bilanciata anche se presentava tre lame e Norman arse dal desiderio di potersi allenare con quell’arma magnifica.
“Costerebbe 60 monete d’argento” - iniziò la donna, cogliendo di sorpresa il guerriero - “ma se la vuoi comprare ti faccio lo sconto e mi accontenterò delle tue 50”.

Norman non se lo fece ripetere due volte. Avvolto lo spadone in un lenzuolo, per non dare troppo nell’occhio per la strada, il guerriero porse i soldi alla donna, che dopo averli contati lo salutò con un ampio sorriso. Prima, però, che il guerriero scendesse dal carro la donna gli gridò alcune parole che Norman lì per lì non comprese appieno: ”che la benedizione degli antichi Vaati sia con te, guerriero tornato dai reami dei morti!”.
Non facendoci molto caso, immaginando che fosse un tipo di saluto augurale dei mercanti, Norman si concentrò sulla nuova spada: non vedeva l’ora di tornare ad allenarsi.

Dopo alcune ore di ricerca scrupolosa all’interno della camera che aveva ospitato il ladro Trevor fino a qualche giorno prima, finalmente, il cacciatore di taglie trovò qualcosa di interessante: in un angolo polveroso sotto al lurido pagliericcio vi era una moneta d’oro. Presa la moneta con un paio di pinzette, il risarcitore trasalì quando osservandola, riconobbe il conio: Zhentil Keep. Conosceva bene quel tipo di moneta, coniata appositamente con un leggero simbolo (quasi invisibile ai più) della malvagia città, in modo da essere accettata in tutti i reami. Infatti le monete con il simbolo di Zhentil Keep non venivano accettate né nel Cormyr né nel reame di Sembia. Era strano quindi vedere una moneta di quel genere in quel posto, a meno che, i mandanti del furto non provenissero proprio da Zhentil Keep. Infilata la moneta in un sacchetto a parte e non avendo trovato nient’altro di interessante, il risarcitore decise di abbandonare la taverna.
Doveva trovare Trevor e aveva bisogno dell’aiuto di un mago, per fargli esaminare la moneta d’oro, sulla quale nutriva un terribile sospetto.

ATTUALE SITUAZIONE FISICA DI NORMAN
STR 12 DEX 11 CON 13
HP 88
AC 10
Peso: 74 kg

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