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La Storia

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Sir Norman
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Gli special

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Darkart


The History of the Survivors - Chapter 7, Il Ritorno degli amici - continuo

Toromal, l’alto chierico del tempio di Torm di Arabel, è felicissimo di rivedere Duncan e Jalavier e accoglie con calore e gentilezza anche Alatias. Dopo, però, alcuni dovuti convenevoli, l’anziano prete riferisce ai tre uomini della partenza di Sir Norman. Confusi e sorpresi da questa notizia inaspettata, Duncan e Jalavier cominciano a tempestare di domande il vecchio, che facendoli accomodare e chiedendo silenzio, decide, quindi, di narrare tutti gli eventi che sono accaduti durante la loro assenza.

Terminato il racconto, interrotto di tanto in tanto dalle domande di Jalavier, Toromal rimane in silenzio. Duncan sta riflettendo sul da farsi e Jalavier, inquieto e preoccupato, non riesce a stare fermo.
“Chi potrebbe essere interessato alle armi di Norman?” - si domanda ad alta voce Duncan - “E chi poteva sapere di quelle armi, visto che siamo ritornati nel primo piano materiale da appena due mesi?”.
Poi, improvvisa, un’immagine si fa largo nella sua mente: un sogno, vissuto come se fosse stato reale, di un possibile futuro, quando si trovava coi propri compagni all’interno dell’inner sanctum di Azalin. In quel sogno lui, Jalavier e un Tarabas dalle vesti bianche, nel primo piano materiale erano andati in soccorso di Sir Norman Riningham che era stato attaccato nella sua fattoria a sud della foresta di Hullack da un folto gruppo di orchi. Al guerriero era stata sottratta la strana lama incisa di rune, che Norman aveva trovato nel sepolcro del malvagio lich. Avevano poi recuperato l’arma, dalle mani di spaventose creature demoniache metà lupo e metà ragno, e da alcuni elfi scuri, tra i quali una sacerdotessa vestita con paramenti verdastri simil-tentacolati. Quest’ultima, dopo un rito magico sulla spada, ne aveva abbattuto le difese magiche e aveva estratto dal manico una piccola bacchetta nera. Era quello l’oggetto a cui tanto ambiva.

“E se il sogno fosse stato veramente una premonizione e non un’altra delle tante torture ideate da Azalin? Oppure, poteva essere entrambe le cose assieme, in modo che un possibile futuro indesiderato portasse alla pazzia chi lo viveva….” .
Spaventato da tali pensieri, Duncan dopo alcuni minuti di silenzio, li riferisce agli altri presenti e, in particolare, a Jalavier, che aveva vissuto con lui il sogno.
“Se le tue supposizioni sono giuste” - sentenzia Alatias, dopo alcuni minuti di discussione - “allora il vostro amico e l’uomo che lo accompagna sono in pericolo”.
“E quelli non sono solo semplici ladri…” - conclude Jalavier.
Preso atto della semplicità e della veridicità di queste affermazioni, Duncan e Jalavier decidono di ripartire immediatamente per Eveningstar, per raggiungere Norman il prima possibile e per evitare di perderne le tracce: Toromal, infatti, sa solo che i due uomini erano diretti ad Eveningstar, ma non può sapere se è la loro meta definitiva.

Preso atto con gioia della volontà di Alatias, di seguirli e aiutarli in questa missione, Jalavier e Duncan organizzano l’immediata partenza. Acquistate provviste per 10 giorni e dopo essersi accomiatati per l’ennesima volta da Toromal (e dopo che Jalavier si è fatto curare il braccio ferito), i tre uomini lasciano Arabel, neanche tre ore dopo esservi rientrati.

Non avendo denaro sufficiente per acquistare dei cavalli, decidono di procedere a piedi a tappe forzate, limitando le ore di sonno allo stretto necessario. L’obiettivo è assottigliare il più possibile il distacco da Norman, che ha circa 50 ore di vantaggio.

Durante il breve colloquio con Toromal, Duncan è riuscito ad accennare all’anziano chierico della sua intenzione di istituire una Festività Clericale il 9 di Uktar, nella ricorrenza del giorno della vittoria, in cui tutti gli Dei si sono uniti nella battaglia contro il Semipiano. Ha intenzione di chiamare questa festività col nome di “Deities Communion Day”.

Toromal è favorevole a questa idea e promette a Duncan di parlarne con tutti gli Alti chierici dei templi presenti ad Arabel. Ma la divulgazione di questo evento deve essere estesa in tutto il Cormyr e anche oltre, e questo compito spetta a Duncan e ai suoi futuri accoliti. Infatti, molti chierici non hanno ben chiari gli eventi accaduti nelle prime ore del 9 di Uktar 1340. Molti di loro, non in perfetta comunione col proprio Dio, hanno vissuto passivamente l’evento, non rendendosi conto di cosa stava accadendo. L’unico segnale visibile, iniziato poco dopo la mezzanotte dell’8 e durato fino all’alba del 9, è stato nel cielo. All’orizzonte si notava una strana luce rosso-grigiastra che col tempo sembrava piano piano espandersi: come se un gigantesco occhio si stesse aprendo lentamente. L’evento, di cattivo auspicio, aveva allarmato e reso inquieti tutti coloro che l’avevano notato. In più, intorno all’”occhio” si notavano di tanto in tanto scariche di energia, come giganteschi fulmini di diversi colori, che davano l’idea di una terribile tempesta magica in corso. Tutti i chierici, sia buoni che malvagi che neutrali, in comunione col proprio Dio, si resero conto del grave pericolo che stava minacciando l’intero pianeta Abeir-Toril. Essi erano coscienti della grande battaglia che si stava compiendo in prossimità dell’”occhio” e sapevano bene che quest’ultimo era un cancello dimensionale che si stava aprendo sul loro piano. Questi preti, quindi, per mezzo delle loro preghiere cercavano di sostenere le proprie divinità, in imminenza dello scontro finale. Che grazie ad alcuni eroi non ebbe mai luogo.

Compito di Duncan, quindi, sarà quello di rendere coscienti altri chierici di questi eventi, per spiegare loro che il bene e il male sono due entità inseparabili, ma che devono mantenere un giusto equilibrio fra di loro. L’introduzione della festività è un modo opportuno affinché i chierici di ogni religione, per un giorno all’anno riflettano su questi concetti e sul pericolo di annientamento totale corso il 9 Uktar 1340 (calendario del Cormyr). Il chierico dovrà, quindi, proporre la festività a coloro che ne furono coscienti e spiegare agli altri l’importanza di tale evento. A tutti, chierici di divinità amiche o malvagie. Senza distinzione.

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